Lib(e)ra_Mente

Titolo completo: Ariosto al Narragansett. In viaggio verso casa
Autore: Giovanni Mastrobattista
n° pagine: 119
Editore: Bookabook
Data pubblicazione: 21 Luglio 2022
Genere: Romanzo storico, Narrativa vita sociale

Una lettura stimolante che oltre all’aspetto narrativo permette di apprendere particolari inediti e interessanti avvenuti nel ‘900, con un parallelismo tra USA e Italia, tra passato e presente.
La vicenda è vivida e diretta grazie ai ricordi raccolti dall’autore (ascoltando i racconti di mamma Liliana), e alle sue ricerche sul tema.
Riporto di seguito un episodio citato qualche tempo fa su un articolo di blog.
“Il 15 gennaio 1919 un serbatoio di melassa esplose,nei pressi del porto di Boston, provocando ingenti danni e mietendo ben 21 vittime, prevalentemente immigrati italiani. Da quel momento Ariosto, il protagonista, si ritrova senza impiego e decide di trasferirsi a Providence per lavorare al Narragansett, dove avrà modo di dimostrare le sue qualità. “





Quarta di Copertina

Pietro, ripensa ai racconti della mamma. Una volta a casa, affacciato alla finestra sul giardino di aranci trova l’ispirazione per ricordare la storia della sua famiglia. Un cammino della mente con il quale ripercorre un secolo mentre realmente viaggia verso Losanna.
Ariosto fa il manovale nella provincia pontina, si muove tra l’imponente castello di pianura, dimora rinascimentale della contessa Giulia Gonzaga e il lago costiero a forma di semiluna.
Nel 1910 emigra in America. In seguito alla crisi finanziaria del 1929 approfitta per tornare più spesso in patria. Fa il pendolare attraverso l’oceano. Sposa Maria. Lo
scoppio della seconda guerra sorprende Ariosto a Providence e gli impedisce di tornare dalla sua famiglia lasciandola sola ad affrontare una realtà difficile fatta di bombardamenti , vessazioni nazifasciste, freddo, fame.
In un alternarsi di passato e presente l’autore ci porta alla scoperta di ciò che è stato per quelle generazioni, nostre antenate, ritrovantesi a viaggiare da una parte all’altra dell’oceano, regalando nuova memoria a una storia che ci accomuna tutti.

Ho avuto modo di chiedere all’autore
“Come mai ha deciso di scrivere questo libro?” e di seguito riporto la sua interessante risposta
Non ho scritto questo libro per trasmettere un messaggio in particolare però è la storia che ha molto da raccontare a chi la legge.
L’ho scritto per mettere ordine agli aneddoti ascoltati da mia madre nel corso degli anni. Per fissarli, dar loro un ordine cronologico ed inserirli in una storia compiuta riannodando i fili della memoria. Non ho mai conosciuto davvero mio nonno materno, morto quando io avevo appena un anno. È rimasta dunque per me una figura astratta, mitica, sfuggente dai contorni sfumati. Scrivere questa storia lo ha reso concreto e presente.
Come dico quando presento il libro: questo nonno che tornato dall’America, nella quale era giunto bambino, con i denari guadagnati durante una vita di lavoro aveva acquistato la terra nel suo paese di origine e poi ci aveva fatto costruire la villetta, la villetta nel giardino di aranci. Ho iniziato a mettere assieme tutte le storielle, molti piccoli fatterelli, che mamma ci raccontava da ragazzi ma anche da adulti spesso sempre gli stessi.
Mi sono trovato con un puzzle dove però molte tessere mancavano e c’erano ampie zone vuote.Ecco io ho voluto riempire quegli spazi e tirar fuori così una storia per nonno e fissarla nel tempo e nello spazio una volta per tutte.
Devo dire che quando ero ormai dentro al romanzo ho iniziato ad interrogare mamma in maniera più pressante e lei ha tirato fuori aneddoti che non ci aveva mai raccontato. Anche io ho iniziato a scavare nella mia memoria, a ricordarmi bambino in compagnia di nonna in quel giardino, e non solo.
Il primo capitolo l’ho scritto un po’ come una pagina di diario un pomeriggio in cui mi sentivo ispirato mentre guardavo il giardino di aranci, rileggendolo ho capito di aver scritto l’inizio di un racconto e che avrei dunque dovuto portarlo a termine.
C’è stata sicuramente una coincidenza di 3 fatti che mi ha spinto:
– il ritrovamento di una foto della strada dove nonno aveva vissuto, non una foto reale in un cassetto ma in rete
– il tempo a disposizione per riflettere durante il lockdown per la pandemia di Covid,
– la lettura di un romanzo scritto da una mia amica che parlava di un viaggio.
Questi tre elementi hanno trovato terreno fertile negli aneddoti sedimentati da anni.
Ho avuto anche modo di narrare della mia terra, di fatti storici, paesaggi e architetture lontani. Scorci di prospettive per chi desidera approfondire.
Ė un romanzo che ci parla di bambini, di donne, di emigrazione.
È anche una storia di guerra che stravolge la vita di una piccola comunità che diventa però la storia di un’intera nazione, una storia universale e drammaticamente attuale.
La storia di Ariosto è l’emblema del sogno americano: partito senza risorse e senza aver studiato riesce a farsi una posizione in una terra lontana.



Curiosità

Un aneddoto curioso dalla presentazione :
I primi a cui ho fatto leggere il libro, oltre a mamma Liliana e zia Maria sono stati i
cugini e i nipoti, ecco i nipoti subito hanno chiesto ‘’ma chi è Ariosto? Ariosto è nonno Emiliano ho detto loro, tutti in famiglia, ma anche al di fuori della famiglia, lo abbiamo sempre conosciuto come nonno Emiliano, ma in realtà si chiamava Ariosto.Fu il papà Raffaele a scegliere il nome confondendo forse un cognome con un nome. Ma Ariosto non piaceva a mamma Maddalena che così da subito iniziò a chiamarlo Emiliano e tutti lo conobbero come Emiliano. Ariosto rimase però sulla carta. Anche per me è stata una scoperta grazie al romanzo.
All’inizio anche nel romanzo era Emiliano.Ho scoperto quale fosse il suo vero nome o meglio il nome riportato sui documenti ufficiali quando,in seguito alle ricerche ho trovato l’estratto di matrimonio di nonna.
Quindi Ariosto non è Ludovico Ariosto ma nonno Emiliano.
Ludovico Ariosto comunque viene citato nel libro, sono riportate le parole con le quali
descrive Giulia Gonzaga nell’orlando furioso…’’ e come una dea era scesa dal cielo’’.
E quindi c’è nel libro anche un ricordo di Giulia. Erano contemporanei l’Ariosto, quello originale, e Giulia.

Giulia Gonzaga (1513-1566), L’Orlando Furioso fu pubblicato la prima volta nel 1516, Giulia aveva solo tre anni, ma l’ultima, la terza edizione fu pubblicata, sempre a Ferrara, il 1 ottobre 1532. L’Ariosto (1474-1533) aveva fatto in tempo ad ammirare la bellezza di una giovane Giulia.
Ludovico Ariosto, nell’Orlando furioso, recita: «Giulia Gonzaga, che dovunque il piede volge, e dovunque i sereni occhi gira, non pur ogni altra di beltà le cede, ma, come scesa dal ciel dea, l’ammira».
Nel capitolo Pensione del porto Aldo decide di entrare di nascosto nel castello che non era più dimora e corte di Giulia Gonzaga, contessa di Fondi ma un carcere.

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