Buongiorno, readers, oggi vi presentiamo con piacere Il Principe Felice e altri racconti. Il fantasma di Canterville  di Oscar Wilde (1854-1900), versione tradotta da Isabella Nanni ed auto pubblicata dalla stessa.

 

I ricavati andranno donati ai gattili e canili per gli orfani del covid-19.

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Trama/Sinossi

Il Principe Felice e altri racconti (titolo originale “The Happy Prince and Other Tales”) è una
raccolta di cinque fiabe che Oscar Wilde aveva scritto per i propri figli: Il Principe Felice,
L’Usignolo e la Rosa, Il Gigante Egoista, L’Amico Devoto, Il Razzo Eccezionale. Pubblicate per
la prima volta in un’unica antologia nel 1888, le fiabe di Wilde tratteggiano con semplicità un
mondo fantastico in cui l’autore fa parlare statue e animali, oggetti e persone, per dipingere le
varie sfaccettature della natura umana commuovendoci con immagini che restano nel cuore.

Il Fantasma di Canterville (titolo originale “The Canterville Ghost”) è un’opera giovanile di Wilde
che fu pubblicata per la prima volta nel 1887. La novella è incentrata sulle peripezie del fantasma
del nobile Sir Simon de Canterville che per la prima volta nella sua pluricentenaria carriera di
spettro inglese non riesce a spaventare la famiglia di strampalati Americani che gli ha occupato il
castello ancestrale. Lo spassoso scontro tra antico e moderno, tra Vecchia Inghilterra e Nuovo
Mondo viene raccontato con leggerezza e ironia, fino all’inaspettato finale.

Il ricavato delle vendite di questa nuova traduzione verrà donato ai canili e gattili che hanno accolto gli animali rimasti orfani dei loro padroni vittime dell’epidemia di Coronavirus.

 

 

Buona  lettura!

 

 

Biografia autore

(da Wikipedia) Oscar Fingal O&Flahertie Wills Wilde, noto come Oscar Wilde (Dublino, 16
ottobre 1854 – Parigi, 30 novembre 1900), è stato uno scrittore, aforista, drammaturgo,
giornalista e saggista irlandese dell’età vittoriana, esponente del decadentismo e dell’estetismo
britannici.
Autore dalla scrittura apparentemente semplice e spontanea, ma sostanzialmente molto raffinata
e incline alla ricerca del bon mot (ovvero della battuta di spirito), con uno stile talora sferzante e
impertinente egli voleva risvegliare l’attenzione dei suoi lettori e invitarli alla riflessione. È noto
soprattutto per l’uso frequente di aforismi e paradossi, per i quali è tuttora spesso citato. Le sue
opere, tra le quali – in particolare – i suoi testi teatrali, sono considerate dai critici
dei capolavori dell’Ottocento.

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