Barbara Giangrave è tornata!
Personalmente non conoscevo l’autrice che è stata una piacevole sorpresa. Uno stile di scrittura forte, deciso ed espressivo. In grado di descrivere situazioni delicate, sofferenza e ragionamenti con lucidità e obbiettività.
In clinica psichiatrica c’è il glicine fiorito di Barbara Giangrave è un romanzo di formazione, figlio del passato e specchio della nostra epoca piena di contraddizioni.

Genere: Narrativa/Psicologico
Collana: Parole
Pagine: 272
Prezzo: € 18,00
Codice Ean: 9791280063687
Data di uscita: 11/9/2023
«Perché la vita è fatta di amore: amore per se stessi, amore per gli altri, amore per l’esistenza stessa. Esattamente tutto ciò che la malattia toglie. Perciò, ve ne prego, non sminuite mai la depressione: né quella vostra né quella di un altro essere umano».
Trama
Nel 1978, la cosiddetta “Legge Basaglia” sancisce la chiusura dei manicomi in Italia. Si prospetta, idealmente, una nuova era, in cui chi soffre di disturbi mentali non venga più stigmatizzato e rinchiuso in spaventose strutture di contenimento, ma riabilitato e reinserito nella società. Ma, da quel momento a oggi, cosa si è realmente fatto? Cosa è davvero cambiato? Questo libro rappresenta una testimonianza diretta della realtà dei “nuovi manicomi”, uno spaccato di vita all’interno di una clinica psichiatrica italiana, dove l’autrice entra di sua spontanea volontà per provare a sconfiggere quel cancro dell’anima che risponde al nome di “depressione”, un male invisibile e, in quanto tale, troppo spesso sottovalutato e banalizzato da chi non lo prova sulla propria pelle. Un racconto potente nella sua semplicità, un collage di fatti, riflessioni e ricordi, capace di risvegliare le coscienze e scagliare il lettore in una dimensione a cui la maggior parte dei cosiddetti “sani” non vuole neppure pensare.

In clinica psichiatrica c’è il glicine fiorito di Barbara Giangravè, è un libro che rappresenta una testimonianza diretta della realtà dei “nuovi manicomi” in Italia, dopo la chiusura dei manicomi nel 1978. L’autrice del libro decide di entrare di sua spontanea volontà in una clinica psichiatrica per provare a combattere la depressione, una malattia invisibile spesso sottovalutata e banalizzata. Il racconto viene descritto come potente nella sua semplicità e come un collage di fatti, riflessioni e ricordi che risveglia le coscienze e spinge il lettore a confrontarsi con una realtà che molti evitano di pensare.
… è anche questa una testimonianza di come si viva nei nuovi manicomi italiani. Un pò come nelle carceri. Non sempre sai per quale motivo è dentro chi ti ritrovi ad avere accanto. A volte tì importa saperlo e altre volte non te ne frega assolutamente niente.
La scrittura decisa e piena di sentimento dell’autrice descrive magistralmente ambienti, situazioni e stati d’animo. La protagonista è entrata tra quelle mura sentendosi battuta, in ritirata e indifesa. Senza più nulla da offrire e ricevere dal mondo. Il suo percorso personale è rappresentato sulla pelle, tatuaggi significativi, tappe vitali. Il ricovero come balsamo per ricominciare a conoscersi e lottare, viaggiare, sognare. Tra flebo, infermieri e pensieri.
Ora penso che, per dare un senso a questo tempo sospeso, solo la scrittura possa, in qualche modo, salvarmi.
Il romanzo è strutturato sotto forma di diario personale, ricordi e considerazioni si alternano tra le pagine che scivolano veloci. Una storia intensa e interessante, dallo stile curato e scorrevole. Specchio della realtà. La depressione è una patologia sempre più diffusa nella polo azione mondiale. L’OMS nel 2017 ha dedicato e istituito per questo disturbo la Giornata Mondiale della Sanità.
“Tutte le famiglie felici sono uguali, ogni famiglia infelice è infelice a modo suo”, scriveva Lev Tolstoj in Anna Karenina, la depressione rivelano alcuni studi, dipende anche dalla genetica che insieme all’ambiente, concorre al suo sviluppo. Maggiore è la predisposizione biologica, minore deve essere il fattore ambientale in grado di scatenare la depressione e viceversa conclude Fagiolini della Fondazione Umberto Veronesi. Un fenomeno in rapida espansione che non conosce distinzione di età, razza, sesso, credo religioso e sociale. Barbara Giangravè racconta con lucidità la patologia con cui convive da un decennio, unendola alla sua storia familiare, condividend con il lettore un flusso di verità e considerazioni. Senza veli o filtri, descrivendo anche il suo rapporto con la società e la scrittura. Vera, pura e cristallina. Come le parole dell’autrice...le storie migliori sono quelle che, in un modo o in un altro, ci appartengono e che la mia precedente esperienza con Inerti mi aveva già dato la possibilità di testare l’accoglienza del pubblico di lettori non solo su un tema particolarmente impegnativo, ma anche sul modo di scriverlo. Sulla sua veridicità...

BIOGRAFIA
Barbara Giangravè (Palermo, 1982). Laureata in Scienze della Comunicazione, giornalista professionista dal 2006, ha lavorato per agenzie informative, testate giornalistiche on-line, uffici stampa. Nel 2011 viene insignita del titolo di Inspiring Woman of Italy per il suo attivismo antimafia. Inerti è stato il suo primo romanzo, vincitore del Premio Letterario Nazionale Augusta e finalista al Premio Letterario Nazionale Piersanti Mattarella. Con Fides Edizioni pubblica il suo secondo romanzo: In clinica psichiatrica c’è il glicine fiorito.
LA CASA EDITRICE
Fides Edizioni è il quarto marchio del Gruppo Editoriale Les Flâneurs di Alessio Rega. Nato per la pubblicazione settoriale di testi di argomento religioso, da gennaio 2021, dopo un restyling editoriale, ha dato vita alla collana di narrativa “Parole”.