Buongiorno readers,

Oggi abbiamo il piacere di ospitare un autore che adoriamo, Giacomo Assennato.

Abbiamo recensito il suo ultimo lavoro, ” Mi chiamo Pietro”

Se avete voglia di conoscerlo meglio, continuate a leggere!

Iniziamo…..

Ciao. Vuoi presentarti ai nostri lettori?

Parlare di me stesso… Un po’ l’ho fatto in ciascuno dei miei libri, in cui trovi sempre un personaggio insicuro, ansioso e con qualche mania; magari è gentile e simpatico, però ha sempre paura di essere inadeguato. Quella è una parte di me. Mi crea un po’ di confusione descrivermi, perché abbastanza recentemente un brutto evento mi ha spezzato in due e ha cambiato profondamente il mio modo di vivere, facendo emergere anche un lato che si è dimostrato forte e più sicuro.

Riguardo al tempo che passa, ho un rapporto costante con il mondo attuale. L’avevo giurato da ragazzo di non dire mai “ai miei tempi…” ed è avvenuto così, con naturalezza, che il “mio tempo” sia sempre stato il presente, nella musica che ascolto, nel modo di parlare, di vestire, di essere aperto al mondo senza pregiudizi.

Come nasce il tuo rapporto con la lettura?

Quando sono uscito finalmente dalla costrizione di leggere, da bambino, i libri da “luogo comune” che mi regalavano e ho cominciato a scegliere non ho smesso più. Mi piace entrare in una libreria e trovare il libro che mi cattura. C’è tanto anche nel primo approccio. Una copertina, un titolo sono già importanti e chiamano. Quando leggo vedo il film di ciò che succede, ci entro dentro e se chiudo il libro ho l’impressione che i personaggi restino lì fermi, si riposino, aspettando pazienti che io riapra le pagine.

Hai un genere o autore preferito?

Fra gli stranieri ho amato Michael Cunningham, David Leavitt e, per altri versi, non si può restare indifferenti al genio di Stephen King. Fra gli italiani Mirko Lamonaca è delicatissimo, Eleonora C Caruso è stata una scoperta e nel genere prettamente M/M adoro la sensibilità di Dawn Blackridge e l’originalità delle sue storie.

E… la scrittura? Quando è iniziata questa avventura?

Come tutti, ci ho provato fin da adolescente, ma era un passatempo per raccontare – a me stesso – i miei segreti. Come tanti ragazzi cercavo di esprimermi così… crescendo poi ho imparato a suonare la chitarra e il pianoforte, ho frequentato il liceo artistico e quindi disegnavo e dipingevo… A un certo punto ho capito che facevo troppe cose e nessuna veramente bene. Mi sono detto: “Scegline una sola, quella che senti di più e falla come si deve”. Per questo scrivo.

Lettura e scrittura vanno di pari passo nella tua vita o dipende dal momento?

Quando ho un romanzo in costruzione non riesco a leggere niente, i pensieri vanno tutti lì, sono troppo preso e non voglio essere influenzato da altri.

Appena il libro è concluso allora mi rituffo nella lettura.

Siccome ho la fortuna/sfortuna di dormire pochissime ore per notte, posso scrivere o leggere quasi “a tempo pieno”.

La tua ultima pubblicazione come nasce?

È un racconto che ha una nascita strana: riprende i personaggi di “Dimmi chi sei”, un libro che amo tantissimo, senza esserne un sequel o un prequel; è in realtà un “inserto”, che aggiunge molto senza appesantire. La storia originale era più che conclusa, c’era già tutto dentro. Però un giorno, mentre la rileggevo, è stato come se Pietro volesse dire la sua su come erano andate le cose. Come spesso succede mi è saltato in mente il titolo, subito, prima che pensassi all’eventualità di scrivere: “Mi chiamo Pietro”. E quindi ho lasciato parlare lui.

Come è stata la sua stesura?

Commovente. Adoro quei due. Ora dico una cosa che può essere fraintesa, a costo di apparire esaltato, però è così che è andata. Ho solo digitato quello che loro facevano; da soli, senza che lo pensassi io. Andavano avanti pagina per pagina e io li seguivo. E poi mi è piaciuto scoprire Antonio, che avevamo visto ragazzo e anziano intristito; nel momento in cui si svolge il racconto ha tirato fuori un carattere diverso, un po’ peperino.

Pietro, Antonio due personaggi forti esempio di un amore che può superare tutto… vuoi raccontarci la loro storia?

Antonio, anziano, si reca in un centro d’ascolto per sfogare la sua voglia di parlare del problema che ha in casa: il suo compagno Pietro è stato colpito dalla malattia più atroce che ci sia, quella che porta via i ricordi. E ad Antonio piange il cuore pensare che la storia speciale di una vita intera non abbia più significato per lui. Mentre racconta, noi riviviamo i loro passi dai sedici anni fino a oggi. Tutto inizia in un paesino della Calabria nel 1961. Antonio sa di essere diverso e se ne stanno accorgendo anche i suoi coetanei. La vita gli è triste ed è sicuro che lo sarà sempre. Poi incontra Pietro e a tutti e due si apre il mondo. La loro intesa non sfugge agli occhi della piccola gente e per forza di cose sono costretti a lasciare la Calabria e a farsi una vita da fuggitivi a Milano.

I ricordi non sono raccontati, ma vissuti al presente come flashback, e ci fanno capire quanto sia stata unica e assoluta questa storia che sta svanendo per Pietro.

Hai rituali/abitudini letterarie quando scrivi?

Nessuna in particolare. Non mi do tempi e neanche un’organizzazione.

Musica o silenzio?

Quando scrivo silenzio. La musica c’è sempre, in tutti i momenti del giorno e quando rileggo quello che ho scritto, ma in questo caso a basso volume, in sottofondo.

Che risposta ti auguri di avere dal pubblico?

Mi piacerebbe diventare un “amico sicuro”, cioè che chi ha letto le mie cose possa accogliere ogni nuova uscita con gioia perché si fida di me.

E quale stai avendo?

Sono fortunato. Chi mi legge si affeziona anche a me uomo, e mi contatta spesso per mail e più facilmente su Facebook. Questo mi fa enormemente piacere perché si crea un rapporto straordinario e a me piace molto quando mi viene detto “E in quel punto quando Matteo…” “E poi quando Martino dice che…”, cioè capire che il lettore ha riso o si è intenerito proprio insieme a me.

Se tu dovessi essere un libro, quale saresti?

“La lingua perduta delle gru” di David Leavitt. Fra i miei sarei “Sapessi, Luca”, per tutte le cose che non ho detto, che sono rimaste sospese e che ho perso per strada.

Cosa ne pensi dell’attuale mondo dell’editoria ed autori/autrici? Soprattutto pensando a internet che offre kindle, ebook, recensioni ecc? Molte possibilità ma a forse a volte poche veritiere?

Mi sembra che le librerie siano sommerse da volumi scritti da influencer, personaggi televisivi o popolari. Niente di male, alcuni interessano anche me. Però una volta entravo, guardavo, toccavo, leggevo qualcosa e avrei comprato tutto. Oggi mi è più difficile trovare il libro interessante. Credo che gli editori non vogliano più rischiare, difficilmente leggono manoscritti e per chi vuole scrivere è difficile orientarsi fra tranelli e finti concorsi. Io pubblico self però devo essere sincero: anche se mi sono realizzato pienamente in rete, mi piacerebbe vedere i miei lavori posati sugli scaffali di una libreria, realizzati da una casa editrice importante. Comunque il bello di Amazon e delle altre piattaforme è che c’è posto per tutti, e quindi puoi trovare tante storie adatte alla tua voglia di leggere.

Le recensioni sono importantissime, sia quelle dei blog che quelle postate su Amazon o le altre piattaforme: aiutano a crescere se segnalano passi falsi e contribuiscono a farti conoscere.

Ti saluto ringraziandoti per le domande così interessanti che hanno caratterizzato questa intervista e che mi hanno permesso di raccontarmi un po’.

Giacomo.

Ringraziamo  Giacomo  Assennato per la simpatia e disponibilità  .

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