Arianna Montanari, Le Parole Nascoste
Trama delle Parole Nascoste di Arianna Montanari
Ogni famiglia è un pianeta governato da leggi tanto precise quanto misteriose. Il sole di questa famiglia è il padre, un sole nero, riottoso, che però quando decide di donarsi esprime un calore ineguagliabile. Malinconia, alcolismo, depressione, malattia sono le eclissi spaventose e inattese, i lacci che impediscono i movimenti, le parole impronunciabili. Parole che la figlia, diventata adulta, insegue e recupera nei labirinti della memoria.
Perché nel gesto stesso di raccontare, nominare quel che è stato sempre taciuto, nascosto, è racchiuso un potenziale catartico, la possibilità di rifiutare quel che c’è di tossico nel nutrimento che ci ha cresciuti. Senza rancore, perché “non esistono torti, e in questo mio gesto di scrivere c’è tanto di mio padre e di quello che poteva essere, perché le parole non dette degli uomini messi a tacere risuonano nelle voci delle figlie che non hanno più vergogna”.
L’autrice affianca con grande efficacia il punto di vista della se stessa bambina – che ha una visione parziale delle cose e non può che interpretare attraverso un filtro infantile e poi adolescenziale quel che le accade intorno -, e quello della donna adulta che ha ricostruito, compreso e meditato ed è giunta all’accettazione del mistero che spesso i nostri genitori non smettono di essere.
Al suo esordio, Arianna Montanari ha una voce limpida, una scrittura che intercetta con straordinaria precisione gli stati d’animo di una bambina alle prese con l’inesprimibile di cui è impastato il mondo dei grandi.
Credo che a volte si riesca fin troppo bene a nascondere, a ignorare, quello che ci fa paura, fino a che non ce ne dimentichiamo del tutto.
La protagonista delle Parole nascoste di Arianna Montanari è una donna che durante la pandemia inizia un viaggio tra le pagine paterne. Diari per ricordare e sviscerare il lessico familiare unico ed in continua evoluzione.
Foto come frammenti del passato per comprendere il presente. Rivivere il mondo dell’infanzia per dare nuova voce alle smagliature del suo animo. Gli occhi dell’innocenza hanno lasciato il posto alla consapevolezza delle dipendenze affettive, culturali e fisiche.
“I bevitori abili e navigati non sono mai ubriachi e, anche se non lo ammetteranno mai, raramente sono sobri” aveva scritto quel grande ubriacone che era Jack London nel suo romanzo autobiografico, John Barleycorn
Addicted è il termine inglese per indicare le fragilità umane che cercano rifugio in gesti consueti. La ricerca della certezza e quotidianità per non cadere in pensiero e incertezza.
Parole nascoste è un romanzo di formazione con caratteristiche autobiografiche. Amore, tenerezza e stima si mixano a negazione, vergogna, rassegnazione e senso di impotenza. Escalation in rapido cambiamento, quasi di pari passo alla depressione e dipendenza del genitore.
L’autrice racconta attraverso l’ io narrante diverse generazioni, gioca su molti piani temporali con destrezza e lucidità.
Lo stile è pulito e scorrevole, ricercato e agile. La penna crea un quadro chiaro e scuro che si evolve tra le pagine assumendo continuamente nuove forme e colori. L’innocenza diventa preoccupazione e infine rassegnazione. Non si può salvare tutti. Specchio di una generazione figlia dell’indifferenza moraviana di vivere la realtà, abbandonando filtri e costrizioni.
Roberto Montanari è un intellettuale, benestante e colto che ha provato a indossare una maschera per ogni occasione. Nascondendo l’ alienazione vitale intrecciata con una incomunicabilità esistenziale che la figlia racconta con abilità e maestria. Dopo essere stata sedotta e vittima della figura paterna, amata e sempre giustificata. Perché anche lei nascondeva i problemi e indossava veli per coprire la realtà. La loro vita familiare caotica e imperfetta.
Le parole nascoste di Arianna Montanari è la testimonianza di vite condivise e usurate. Un viaggio nel tempo tra cambiamenti personali e sociali. L’ultimo gesto di una figlia per conoscere e prendersi cura di un affetto lontano fisicamente. L’opera scaturisce dal desiderio dell’autrice di entrare in contatto con il padre perduto.
Una lettura forte, obiettiva e interessante. Pregna di sentimenti, curiosità e attenzione al dettaglio.
È solo attraverso il tradimento che io recupero mio padre, scrivendo quello che lui ha sempre taciuto. Non sono più vittima, non esistono torti, e in questo mio gesto di scrivere c’è tanto di lui e di quello che poteva essere, perché le parole non dette degli uomini messi a tacere risuonano nelle voci delle figlie che non hanno più vergogna.