“Il martello nella testa”, di Stefano Fortelli
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Sinossi
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Arriva la stagione in cui si perde la leggerezza. Quando resta poco asfalto da poter divorare e ci si rassegna all’idea che le cose, fuori e dentro di noi, non possano cambiare.
Ci osserviamo e osserviamo il mondo con le sue brutture, inermi, dal braccio della morte, mentre batte incessante nella testa un martello. E arriva il momento in cui rischi di impazzire, quello in cui l’unica salvezza è gettare su un foglio bianco le frequenze di quel battere.
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“Il martello nella testa” di Stefano Fortelli è una raccolta poetica pubblicata dalla casa editrice Helios Edizioni. Una silloge unica ed originale sin dal titolo, il martello nella testa è una metafora vigorosa di come dubbi ed ansie possono colpire in modo costante ed interrotto la mente e l’animo. La poesia diviene un mezzo potente ed attuale per dare voce alle emozioni e riflessioni universali riguardanti la vita, la morte e la società. L’autore utilizza frasi breve e di impatto, il suo stile è asciutto ed ermetico. Sprigiona la sua forza con determinazione e consapevolezza.
Siamo luoghi comuni:
primigenio modello
di fasulli stereotipi
Le voci spurie
vessate dagli idoli
in fuga dall’inerzia.
Le parole sono scelte con cura ed hanno grande capacità empatica in grado di sintetizzare ed amplificare la realtà che le circonda. Perché la penna può creare, smontare e distruggere.
Mi riparo il viso
da una folata di vento
E’ già passata.
Una ribellione verso la quotidianità e la superficialità. Stefano Fortelli è in grado di spingere il lettore ad oltrepassare la propria comfort zone per avventurarsi nella vita pura, oltre tutto e tutti. La poesia diviene una forma di denuncia sociale per le bruttezze ed ingiustizie. L’io si riflette e fonde nel noi.
Vomito versi
neri come pece
Ho paura fratello poeta:
paura che dall’altra parte del mondo
tu stia scrivendo le stesse parole
Paura che tu stia scoprendo
le stesse veritàe e non c’è rimedio.
Lo stile diretto a volte diviene lapidario e scuote il profondo attraverso la forza sovversiva delle parole. Lo spirito analitico, critico e pungente del poeta dona nuove chiavi di lettura che creano consapevolezza e consequenziale libertà di scelta. Perché come scriveva Jean Paul Sartre, ogni parola ha conseguenze. Ogni silenzio anche. Soprattutto in una società come quella contemporanea che nella sua evoluzione ha coinvolto necessariamente anche l’ essere umano. Modificandone man mano il rapporto con la cultura. Per E. Montale il libro era” Inteso come opera destinata a restare, il libro non è oggetto che possa interessare l’uomo economico: il suo vero compito è di produrre il maggior rumore momentaneo e poi di scomparire per far luogo ad altri oggetti” , così scriveva il poeta in un articolo del 1959. La visione del filosofo polacco era basata sul concetto di postmodernità da cui Fortelli si discosta. L’uomo non è solo produttore e consumatore. La società è fatta anche di incertezze che coinvolgono la comunità. Ed ogni persona è soggetta alla vita come la morte. Eppure la felicità è un diritto universale, come indicato nella Dichiarazione d’indipendenza americana e come dichiarato durante la Rivoluzione francese: “Lo scopo della società è la felicità comune. Tempus fugit, nel 2009, Zygmunt Bauman ne L’arte della vita arriva a teorizzare la “coercizione a cercare la felicità”. Concetto che a mio parere si riflette ed è fil rouge nell’opera Il martello nella testa” di Stefano Fortelli. Secondo l’autore è necessario interrogarsi su quali siano i contenuti della felicità e come sia possibile raggiungerla anche nelle più penose realtà tipiche della moderna societa’. Anche se in continua mutazione in quanto liquida: “le situazioni in cui agiscono gli uomini si modificano prima che i loro modi di agire riescano a consolidarsi in abitudini e procedure. La vita liquida, come la società liquido-moderna, non è in grado di conservare la propria forma o di tenersi in rotta a lungo. La vita liquida è, insomma, una vita precaria, vissuta in condizioni di continua incertezza”, scriveva il filosofo e sociologo polacco.
Stefano Fortelli è un poeta che indaga i lati nascosti dell’io per rendere visibile l’oscuro. Con attenzione e capacità analitica tesse poesie preziose ed uniche. Che ritroviamo anche nella sua prima opera, “L’Ultimo Giorno – Versi dell’Aldilà”. L’autore apre lentamente diversi casi di Pandora e li descrive con uno stile accurato e dark, con eleganza crea riflessioni e consapevolezza. Una lettura piacevole e molto attuale soprattutto considerando il biennio che stiamo vivendo a livello globale, intriso di paura, restrizioni e morti. Il covid sta facendo e cambiando la storia, molte generazioni saranno vittime consapevoli o meno di questa improvvisa pandemia che almeno regala più tempo per le proprie passioni. Complimenti all’autore per questa silloge breve ed intensa, pluridisciplinare.
La poesia va compresa coi sensi. Quando ti tuffi in un lago l’elemento essenziale non è nuotare fino alla riva, ma stare lì, godere della sensazione dell’acqua. Non devi capire il lago in modo intellettuale. È un’esperienza che va al di là del pensiero. La poesia lenisce e incoraggia l’anima ad accettare il mistero“
J.Keats
L’autore Stefano Fortelli nasce l’11 aprile del 1965 a Napoli, dove tuttora vive. L’amata città natale, piena di energia, cultura e contraddizioni, incide profondamente sulla sua formazione caratteriale e artistica, generando l’urgenza, assecondata negli ultimi anni, di dare sfogo al suo sentire, attraverso la poesia.
Fortelli è al contempo ideatore e partecipante del duo artistico ION, che realizza originali installazioni utilizzando antiche valvole termoioniche.
Partecipa e risulta tra i vincitori di due contest promossi dall’Associazione Culturale Poesie Metropolitane, presentando una poesia in italiano e una in vernacolo.
A fine 2019 pubblica il suo primo libro “L’ultimo giorno (versi dell’aldilà)”, una silloge poetica con la quale ottiene ottimi riscontri di critica.
Contatti
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