Può il colore degli occhi incidere sulla vita di una persona, condizionandola? A seguito di un tentato suicidio, Stella finisce ricoverata in psichiatria e da lì prende le mosse il racconto della sua sofferta esistenza. Costretta a subire il matrimonio con Sebastiano, un uomo potente che non ama, tenterà di ottenere il proprio riscatto attraverso i figli. Santa, la primogenita, riuscirà a crearsi una vita indipendente. Carmelo avrà invece un’esistenza tormentata fin dalla nascita, quando il padre lo rifiuta perché non ha gli occhi neri come i veri “masculi siciliani”. Se avessi avuto gli occhi neri è anche un affresco della Sicilia dai primi del Novecento a oggi, che esplora la condizione delle donne siciliane, l’evolversi della famiglia, i mutamenti della società. Un viaggio alla ricerca di identità negate, della propria verità e del difficile percorso per accettarsi ed essere accettati. Una saga familiare dall’imprevedibile finale.
“Noi siamo quello che siamo perché siamo stati ciò che siamo stati”, affermava Freud. Il passato permette di capire e conoscere le origini, esperienze e decisioni che hanno portato al presente.
Se avessi avuto gli occhi neri di Gianfranco Sorge è un libro che narra la storia della famiglia Santoro, coprendo quasi un secolo. Anni in cui la società è cambiata, uno spaccato della storia italiana narrato in modo attento e scorrevole.
Ringraziamo l’autore per averci proposto la lettura del suo libro. È stato un bellissimo regalo inaspettato.
Tutto inizia con un apparente tentato suicidio di una donna, Stella. La protagonista è ricoverata nel reparto di psichiatria. L’incontro con il medico di guardia dà vita ad un racconto coinvolgente e appassionate.
Stella smise di piangere, sollevò leggermente il busto facendosi mettere da un infermiera un cuscino dietro le spalle ed emise un colpo di tosse. «Gli unici momenti belli della mia vita sono stati gli anni dell’infanzia…» e prese a raccontarmi la sua vita.
Un esistenza lunga, sofferta e specchio di una Sicilia antica e selvaggia. Stella da ragazza è stata costretta a sposarsi con un uomo potente che non amava, Sebastiano. Ha confidato nel futuro e nei figli per la rivalsa verso il fato. Santa, la primogenita, riuscirà a crearsi una vita indipendente. Carmelo invece sarà perseguitato dall’insicurezza data dal rifiuto paterno per la mancanza degli occhi neri, tratto distintivo dei veri “masculi siciliani”.
Episodio che dà il nome al libro.
“I veri masculi siciliani hanno gli occhi neri come i miei. Tutti i maschi del casato Sperlinga della Torre hanno gli occhi neri” e, rivolgendosi alla moglie, incalzò acido: “Sarai soddisfatta di avermi fatto questo ennesimo dispetto” e, senza aggiungere altro, prese a sbatacchiare il mazzo di rose sul tavolino tanto che a molte cadde la corolla.
La scrittura di Gianfranco Sorge è attenta alla parte storica e psicologica. I personaggi sono molti e perlopiù appartenenti alla stessa famiglia. Ed ognuno mostra senza veli la sua storia personale.
Un romanzo storico in cui i sentimenti si intrecciano alla fantasia, affrontando argomenti delicati e forti con semplicità e professionalità. Il tentato suicidio, la spiegazione di un mondo antico dove il rispetto e l’educazione erano imposti, sono proposti al lettore con naturalezza e base psicologica. Durante la lettura ho pensato alla frase del padre della psicoanalisi,
“La tradizione è una scusa per le menti pigre che si rifiutano di adattarsi al cambiamento”.
La famiglia è una sicurezza che dà un senso al proprio micro mondo nonostante l’evoluzione del mondo circostante, che inevitabilmente si rispecchia anche sulle comfort zone personali.
Stella e Carmelo sono sempre stati in balia degli umori e decisioni del marito e padre, “u capu famigghia”, Sebastiano. Due figure difficili e fragili, vittime di un mondo patriarcale che gli ha tolto il senso di libertà e decisionale. Descritti in modo molto reale e vivido, Gianfranco Sorge è psichiatra e psicoterapeuta. Il suo lavoro emerge in modo naturale tra le righe, la sofferenza prende voce e descrive anche i dettagli di un mondo in cui le donne erano in apparenza deboli e in balia del volere maschile. Stella e Santuzza, detta Suza, sono madre e figlia e sono molto diverse tra loro. Suza al contrario dei suoi familiari è fuggita dal controllo dell’uomo padrone che ha rinnegato il fratello e sottomesso la donna che ha sposato. Allontanandola dalla famiglia di origine e dai suoi sogni.
Rientrato in reparto, quella storia antica mi echeggiava nella mente. Possibile che fosse tutto vero? O piuttosto era il racconto esasperato di una donna con un disturbo istrionico di personalità che si atteggiava a vittima?
Una storia complicata, poliedrica e figlia dei suoi tempi, a cui Aurelia, nipote di Stella e figlia di Suza si approccia senza pregiudizi.
Se avessi avuto gli occhi neri di Gianfranco Sorge è un libro interessante in cui si nota lo studio e l’ accuratezza dell’autore, nulla è lasciato al caso. La storia si sviluppa su due piani temporali differenti, passato e presente si intrecciano agilmente tra le pagine che corrono veloci. I personaggi sono particolareggiati e vividi.
Se avessi avuto gli occhi neri è un affresco della Sicilia dai primi del Novecento a oggi, che esplora la condizione delle donne siciliane, l:evolversi della famiglia, i mutamenti della società. Un viaggio alla ricerca di identità negate, della propria verità e del difficile percorso per accettarsi ed essere accettati. Una saga familiare dall’ imprevedibile finale, come riportato all’inizio del libro.
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L’autore
Gianfranco Sorge è nato a Catania, è medico chirurgo, dirigente psichiatra dell’azienda sanitaria catanese, psicoterapeuta e docente di Psicopatologia presso la scuola di specializzazione dellIstituto Italiano di Psicoanalisi di Gruppo (IIPG). I suoi racconti hanno ricevuto importanti menzioni in vari premi letterari nazionali. Con goWare ha pubblicato la raccolta di racconti È solo nella tua mente ed è reale (2015) e i romanzi Squatter! (2018) e Perturbanti congiungimenti (2019).
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