L’ora della scimmia di Loris Fabrizi
Questa settimana ospitiamo l’autore, Loris Fabrizi con “l’ora della scimmia”.

fantasy
PAV Edizioni
settembre 2020
cartaceo
340
TRAMA
“Ti ripeti che un giorno verrà il tuo momento, la tua ora, ma nell’era degli uomini vuoti non verrà mai l’ora della scimmia!” Alle soglie dell’età adulta, Lolo commette un errore, un piccolo furto, le cui conseguenze sembrano condurre alla morte di un uomo. Decide così di andarsene, fugge dalle accuse che lo vogliono colpevole, dal giudizio degli adulti, da un posto e da una vita che non riconosce più come suoi. Abbandona la comunità di nomadi che lo ha accolto quando era un bambino senza passato e senza futuro e abbandona Rasnia, la ragazza per cui farebbe qualsiasi cosa. La fuga lenta e senza meta di Lolo lo porta alla scoperta dell’indifferenza, dell’ipocrisia, dell’illusione e degli altri vincoli mentali ed emotivi che l’umanità pone a sé stessa per paura. Attraverso incontri occasionali e situazioni in apparenza ordinarie impara a vedere oltre il Velo che ricopre la realtà e ne mistifica l’aspetto per volere di Nahel e dei suoi uomini vuoti, che fin dagli albori della civiltà si operano per diffondere la Grande Menzogna e celare agli uomini il loro vero potenziale, meraviglioso e distruttivo allo stesso tempo…
Un’immagine che racconta
Proponici una o più immagini rappresentative del tuo romanzo spiegandone la scelta
Vi propongo una sola immagine, un po’ perché altre sono già state utilizzate i giorni scorsi su temi specifici, un po’ perché mi piace pensare che il linguaggio iconografico sia tanto di sintesi, quanto completo.
Questa è un’immagine esistente all’interno del romanzo. Il protagonista se la trova davanti, dipinta sul muro di un centro sociale e viene descritta come “un murales dalle linee spesse e scure raffigura un albero stilizzato, con la chioma e le fronde aperte. Sui rami più bassi, a metà altezza verso il suolo, crescono dei frutti rossi. L’aspetto è quello di melograni maturi. Sui rami più alti sono accucciate delle scimmie, con la coda lunga e il pelo marroncino- rossiccio. Alla base dell’albero, una bestia famelica, un po’ lupo, un po’ pantera, guarda verso l’alto, in direzione delle scimmie, e alza una zampa anteriore con atteggiamento irrequieto. Il muso della bestia è allo stesso livello dei frutti rossi.”
Ho scelto…
Ho scelto proprio questa per rappresentare “L’ora della scimmia”, non tanto per la presenza, abbastanza scontata, di scimmie, ma per il dilemma sociale che il murales rappresenta, espresso nel libro da uno dei personaggi, e che rivela (senza fare spoiler di trama) il vero nemico della storia e il contesto in cui Lolo agisce. Si comprende, inoltre, il senso allegorico che ho cercato di trasmettere in maniera più o meno evidente per tutto il libro.
«Le scimmie sono bloccate sull’albero. Non possono scendere, né possono prendere la frutta, perché sarebbero alla portata del lupo. Il lupo, a sua volta, non può raggiungere le scimmie, perché sono troppo in alto, e l’istinto del predatore non lo fa allontanare da una preda così prossima. Il dilemma è: chi morirà per primo di fame?»
La soluzione proposta è un compromesso sociale.
«Le scimmie decidono che di volta in volta scenderanno due di loro a raccogliere i frutti, così una scimmia sarà mangiata dal lupo, ma il suo sacrificio consentirà alla seconda scimmia di por-tare sull’albero il cibo a tutte le altre».
Ma Lolo intuisce subito il trabocchetto insito in questo genere di pace imposta.
«Facendo così le scimmie non potranno mai scendere dall’albero, perché finché nutriranno il lupo, lui rimarrà lì ad aspettare».
Il suo interlocutore è costretto ad ammettere la triste realtà.
«Le scimmie si accontenteranno di sopravvivere e alla fine arriveranno a credere che l’albero sia tutto ciò che esiste e adoreranno il lupo per averle costrette tra i suoi rami e lo pregheranno affinché sia rapido nel divorarle, ma, soprattutto, ogni scimmia in cuor suo pregherà il lupo di mangiare un’altra scimmia al suo posto».
E ancora una volta è un dubbio, anziché una soluzione, quello a cui si giunge.
«Faranno della loro paura un dio?»