Yari Selvetella, Vite mie
di Yari Selvetella
Mondadori, ottobre 2022
pp. 252
€ 18,50 (cartaceo)
Vite mie, il nuovo romanzo di Yari Selvetella edito da Mondadori è stata una bellissima sorpresa. Avevo sentito parlare dell’ autore e non avevo avuto ancora il piacere di leggere i suoi lavori. Ed è stato amore dalla prima pagina. Ringrazio la casa editrice per la proposta e condivisione in anteprima.
Amare non è sufficiente, bisogna sapere come si fa. Talvolta una vita non basta a impararlo per bene, oppure l’abilità coltivata negli anni si dissolve misteriosamente e non rimane altro che un senso di inadeguatezza e di nostalgia. Serve più di una vita, a Claudio Prizio, per poter sentire che sta davvero ricominciando da capo. Gli serve, anzitutto, cercare sé stesso negli altri. Claudio chiede riparo, come ha sempre fatto, alla famiglia, ma anche gli equilibri domestici si stanno ormai modificando. La sua è una famiglia particolare e al tempo stesso normalissima, che custodisce grandi dolori, legami insoliti e momenti di autentica felicità. Tutti devono trovare la forza di lasciar andare il passato: la sua compagna Agata, i suoi quattro figli – due dei quali ormai adulti – e soprattutto lui.
Claudio cerca sé stesso in casa, ma anche nella sua città: Roma è così prodiga di incontri che finisce per stordirlo in un vortice di coincidenze. Da qualche tempo, infatti, Claudio non fa che ravvisare somiglianze tra sé e le persone in cui si imbatte: un guidatore distratto che quasi lo investe al semaforo, un rocker attempato, un agente immobiliare, una donna che si è rifugiata in campagna. I suoi simili sono specchi, ma anziché aiutarlo a comprendere la propria identità, sembrano avvilupparlo in un gioco di riflessi senza scampo.
Come si fa a passare oltre preservando la memoria, ma senza diventarne schiavi? Roma, che tutto custodisce e a niente pare far caso, è una maestra in quest’arte, e suggerirà a Claudio lo stratagemma – l’ultima illusione, forse – per liberare sé stesso e coloro che ama.
Vite mie è una impetuosa esplorazione esistenziale spinta avanti da domande brucianti: cosa vuol dire amare a un certo punto della vita, e quando la vita ha già colpito duro? Come si fa a non dare per scontati i nostri legami e renderli invece speciali, unici e duraturi?
Un romanzo pervaso di riflessioni sull’amore, sulla famiglia, sul nostro rapporto con il tempo che passa. Un libro emozionante e commovente che con una scrittura ipnotica, nitida, plastica, prova a raccontarci qualcosa di essenziale che sempre ci sfugge.
«Di sei che siamo a casa, nessuno è nato dagli stessi genitori. […] È complicato raccontarlo ma starci è semplicissimo. Chi lo ha voluto, è qui. Chi, tra parenti e amici, ha preferito non esserci, non c’è. Chi, da fuori, vuole contatti solo con i suoi parenti legittimi, può farlo. Chi ci vuole bene e cerca affetto, è dei nostri»
Gli amici sono la famiglia che scegliamo, nel nuovo romanzo di Yari Selvetella la vita quotidiana ha la voce degli affetti. Una famiglia allargata all’ombra del Colosseo, in una casa dove si sono susseguite generazioni. Mura che fanno da scenario a sentimenti e sogni.
Lo stile asciutto, essenziale e scorrevole dell’autore fonde passato e presente presentando ogni personaggio nella sua interezza. Il protagonista e voce narrante è Claudio Prizio, padre e marito. Giornalista laureato in giurisprudenza che vive da sempre nella capitale e ne ha vissuto gli estremi, dalla borgata al centro. Roma fa da scenario e protagonista insieme ai personaggi alla storia. Che si srotola agevolmente tra le pagine che raccontano nascite e morti, gioie e dolori. Agata è la compagna di Claudio ed hanno quattro figli di età e origini diverse. Anime che il destino ha fatto incontrare e restare. Perché la differenza è nell’andare o restare, oltre tutto e tutti.
«…Voglio portare con me la mia famiglia, voglio parole per raccontare l’amore che abbiamo costruito insieme..»
Unioni solide che hanno sopravvissuto ai vari momenti e gli incidenti di percorso. Anime che si sono scelte. Il libro che potrebbe apparire come un monologo, diario di memorie che si nascondono tra le pieghe del tempo.
«Non so più amare, chiedo perdono a tutti. Prima provo a pensarlo, poi a dirlo sottovoce, poi per convincermene aggiungo il pronome: io non so, io non so più amare. Mi accorgo che è vero perché avverto un senso di sollievo, perché ho dato un nome a questo saporaccio e non riesco a incolpare, come faccio di solito, l’unica sigaretta che mi concedo, alla sera, affacciato alla finestra.»
Claudio è l’emblema dell’uomo comune, si accontenta delle sue conquiste passate lavorative e familiari confidando in un sognato futuro. Dove si sentirà compreso, appagato e scrittore. Una famiglia comporta dei compromessi che possono rimanere tatuati nell’anima. Ed i silenzi a volte prendono voce, divenendo forti come un urlo.
Perdonatemi, perdonatemi tutti, non è che non ami più, anzi amo molto, è che non sono più in grado.
Un romanzo che come un gioco di specchi mostra forze e debolezze dell’essere umano. La voce narrante è in prima persona: l’aspetto razionale e critico spicca nelle parole essenziali ed universali. Una ricerca che solo in apparenza può essere considerata avventurosa o esistenziale perché il mondo non può trattenerci.
Yari Selvetella
Yari Selvetella è nato a Roma nel 1976. Tra i suoi ultimi romanzi Le regole degli amanti (Bompiani 2020), premio Cambosu, Le stanze dell’addio (Bompiani 2018), candidato al premio Strega, La banda Tevere (Mondadori 2015). Ha pubblicato il libro di poesie La maschera dei gladiatori (CartaCanta 2014). Si è a lungo occupato di storia della criminalità con saggi e reportage di successo. Giornalista e autore televisivo, lavora per la Rai.